VIAGGIO NELLA TERRA DEI MAYA

Giorno 1: Un immediato fuori programma

Eccoci nuovamente pronti a raccontarvi un’altra delle nostre fantastiche avventure. Dopo le emozioni provate a Bangkok e Koh Samui questa volta eravamo alla ricerca di un luogo che potesse abbinare alla bellezza della natura e del mare anche interessanti aspetti storici e culturali. E’ stato abbastanza facile optare per la penisola dello Yucatan, luogo che ha visto nascere la civiltà Maya e, ancora oggi, ne conserva i tantissimi resti.

Siamo quindi partiti il 01 settembre 2014 dall’aeroporto di Roma Fiumicino con destinazione Cancun e scalo a Miami. Durata complessiva del nostro viaggio 12 giorni. Proprio la Florida è stato il teatro della prima avventura non programmata del viaggio. A causa di una lunghissima fila per i controlli all’immigrazione, cosa che purtroppo caratterizza da diversi anni tutti i voli in transito per gli Stati Uniti, abbiamo raggiunto in ritardo il Check-in per il Messico perdendo la nostra coincidenza. Preferisco evitare di raccontarvi il nostro stato d’animo nell’appurare la perdita del volo. Armati comunque di una buona dose di coraggio e spavalderia siamo andati a rivendicare le nostre ragioni ottenendo di essere imbarcati gratuitamente nel successivo aereo con destinazione Cancun. Il volo sarebbe partito alle 7 del giorno seguente lasciandoci, come “premio di consolazione”, quasi un’intero pomeriggio statunitense. Confesso che tra l’iniziale paura per la perdita del volo e l’entusiasmo per il nuovo gratuito imbarco avevo già avuto una sufficiente dose di emozioni per quella giornata e mi apprestavo a trascorrere il tempo previsto mestamente in aeroporto. Mia moglie Eleonora colta invece da un più che giustificato entusiasmo, mi ha letteralmente trascinato fuori dall’aeroporto spronandomi a sfruttare l’occasione che ci era capitata. In men che non si dica eravamo già su un taxi con destinazione South Beach.

Abbiamo trascorso il pomeriggio esplorando la zona, iniziando proprio da Ocean drive, probabilmente la strada costiera più famosa di Miami. Da un lato potevamo ammirare la bellissima spiaggia di sabbia bianca lambita da bellissime palme e caratterizzata dalle coloratissime postazione dei bagnini dsc_0106mentre dall’altro lato la vista si perdeva in un susseguirsi di locali, hotel, bar e ristoranti frequentatissimi da turisti e da gente del posto. Vista la stanchezza del viaggio e il jet lag non ci sarebbe stato male un bel bagno rilassante, ma l’imprevisto della perdita del volo non ci aveva permesso di recuperare le nostre valigie prendendo il necessario. Ne abbiamo però approfittato per un aperitivo in uno dei numerosissimi locali presenti, anche perchè era veramente difficile resistere a quella tentazione.

South Beach ci è apparsa subito come un luogo votato al divertimento e allo svago, capace di accontentare i gusti di tutti vista l’abbondante presenza di turisti elocali dalle diverse etnie. Ci siamo inoltre resi conto di come sia anche la vetrina ideale per gli amanti degli eccessi come culturisti che mostrano palesemente il loro fisico o proprietari di lussuose auto che fanno sfoggio delle loro richezze. Proprio mentre passeggiavamo in mezzo a tutto questo siamo casualmente capitati davanti alla famosa villa di Gianni Versace.

Dopo aver salutato la ridente Miami e, dopo aver trascorso una non facile notte in aeroporto ci siamo imbarcati per Cancun, dando finalmente inizio alla nostra avventura messicana.

Giorno 2: Arrivo a Playa del Carmen

Dopo essere sbarcati all’aeroporto di Cancun ci siamo diretti verso Playa del Carmen per raggiungere quella che sarebbe stata la nostra sistemazione: il Viva Wyndham Maya. Il resort era veramente di ottimo livello, immerso nel verde e curato in ogni particolare, dotato di una spiaggia attrezzata, di una piscina con servizio bar e di tutte le altre comodità immaginabili. Nonostante il nostro essere turisti dediti all’avventura e poco amanti della vita da resort abbiamo comunque sfruttando la promozione che prevedeva l’all-inclusive. Confesso di non aver mai mangiato così tanto e di aver bevuto i migliori cocktail della mia vita. La cosa, alla lunga, ha influito sul nostro peso forma ma ne è valsa davvero la pena. Al ritorno dalle nostre escursioni giornaliere, infatti, non c’era niente di meglio per riprendersi che “ingozzarsi” e bere dei fantastici cocktail a base di frutta.

Appena terminato di sistemarci in camera ci siamo diretti in spiaggia per recuperare le forze e per iniziare l’esplorazione del Messico. Abbiamo da subito apprezzato la spiaggia di Playcar grazie alla sua sabbia bianca, al suo magnifico mare e alla sua ricca vegetazione. Il litorale era lungo diversi chilometri e dopo aver superato le spiagge dei resort diventava più selvaggio e incontaminato con presenza di rocce e di una vegetazione rigogliosa. Abbiamo subito incontrato i primi tipici iguana intenti a prendere il sole del tutto incuranti della nostra presenza. Qua e la si vedevano inoltre delle aree protette da reti metallica che custodivano uova di tartaruga.

L’unico aspetto negativo sono state le alghe presenti sulla riva, alghe che abbiamo visto purtroppo comparire anche nei giorni seguenti.

Giorno 3: Akumal

A differenza della Thailandia questa volta abbiamo preparato il nostro viaggio per tempo scegliendo in anticipo le principali attrazioni da visitare e come muoverci. I mezzi di trasporto che abbiamo utilizzato maggiormente sono stati i “collectivos”, dei van da 9 posti che facevano avanti e dietro sull’intero litorale. Nati inizialmente come mezzo di trasporto per i lavoratori locali sono stati via via sfruttati anche dai tantissimi turisti che ne approfittavano per muoversi facilmente ed economicamente da una meta all’altra. Partiti dopo una ricca colazione abbiamo preso il nostro primo collectivo con destinazione Akumal. Lungo il tragitto la nostra attenzione è però stata catturata da alcuni cenotes situati sul lato destro della carreggiata. Non ci abbiamo pensato un attimo e abbiamo deciso di fare subito una tappa per esplorare queste meraviglie naturali che caratterizzano l’intera penisola dello Yucatan e di cui tanto avevamo letto. Si tratta di grotte naturali di origine calcarea formatesi milioni di anni fa simili a piccoli laghi o lagune di acqua dolce. Per i Maya queste cavità erano addirittura sacre, rappresentando una sorta di accesso verso il mondo spirituale.

Il caldo già iniziava a farsi sentire e così ne abbiamo approfittato per un rinfrescante bagno. Non ci abbiamo messo molto a capire perché quel luogo fosse chiamato: Cenote Cristalino.

A bordo di un nuovo collectivos ci siamo rimessi in viaggio verso la principale tappa della nostra giornata: Akumal. Il nostro obiettivo era quello di raggiungere la spiaggia di questa famosa località per vedere e possibilmente riuscire a nuotare con le tartarughe.

dsc_0683Sapevamo che avremmo avuto bisogno di una buona dose di fortuna, ma già la vista di quella spiaggia di sabbia bianca e di quel mare dagli straordinari colori ci faceva presagire che sarebbe stata una giornata unica. In realtà la nostra avventura non era iniziata benissimo visto che appena arrivati alcuni “beach boys” ci hanno subito iniziato a “tampinare” proponendoci delle fantastiche e imperdibili escursioni. Si trattava in realtà di partire dalla riva e, insieme ad un nutrito gruppo di turisti, seguire un percorso identificato da boe che mostrava i tratti più belli della barriera corallina spesso visitati dalle tartarughe. Considerando la stanchezza accumulata dall’aver percorso, sotto un sole cocente, i 600 metri tra la spiaggia e la fermata del collectivo abbiamo trovato più salutare riposarci per un po’ sotto l’ombra di un gruppetto di palme. Probabilmente, senza saperlo, abbiamo fatto la scelta giusta visto che, poco dopo, entrando in acqua nel tratto di mare che lambiva il percorso costituito dalle boe, a poche decine di metri dalla riva, nascoste da delle barche ancorate, abbiamo incontrato due giganteschi esemplari di tartarughe. Del tutto incuranti della nostra presenza, anche loro, si stavano godendo il mare del Messico mangiando e nuotando beatamente. Avevamo così già realizzato uno dei nostri sogni.

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Abbiamo poi passato il resto del pomeriggio nella magnifica spiaggia di Akumal sperando di fare altri incontri ravvicinati con altre tartarughe, ma soprattutto godendoci quella magnifica spiaggia. Nel viaggio di ritorno poi abbiamo fatto una veloce tappa in un altro cenote, il Cenote Azul, più grande e bello del Cristallino, ma più affollato.

Giorno 4: Coba

Dopo 2 giorni all’insegna di mare, spiagge e cenote era finalmente giunto il momento della prima visita ad un sito Maya. Abbiamo deciso di partire dalle rovine di Coba. Si tratta di un sito archeologico di straordinaria bellezza e autenticità seppur meno noto al turismo di massa. Si trova a circa 45 km da Tulum addentrandosi verso l’interno del Messico proprio laddove è la foresta pluviale a dominare la zona. Il sito, oltre che con una macchina a noleggio, è raggiungibile con un’escursione dai vari tour operator locali; escursione che è spesso abbinata all’altro complesso archeologico di Tulum. L’altro mezzo di trasporto per raggiungere Coba è l’autobus della compagnia locale ADO. Proprio questo è stato il nostro mezzo di trasporto; ritenevamo infatti che vedere Tulum e Coba in un’unica giornata non ci desse la possibilità di goderceli al meglio. Abbiamo però dovuto fare i conti con un altro imprevisto. Per un problema tecnico, infatti, l’autobus partì dalla stazione centrale di Playa del Carmen in ritardo compromettendo seriamente la possibilità di prendere quello di ritorno delle 15.10.

E’ stato uno dei luoghi più selvaggi, incontaminati, misteriosi e autentici che abbia mai visto. Tutta l’area rimaneva immersa nella fitta vegetazione ad eccezione delle rovine e delle antiche bianche strade Maya che le collegavano. Ci sembrava proprio di essere finiti nel mezzo di un film di Indiana Jones tanto che ci aspettavamo  che dalla foresta circostante uscissero uomini con il viso pitturato armati di lance e cerbottane pronti a catturarci. Oltre al campo della pelota, ai templi e a vari altri edifici l’assoluta protagonista di Coba è la piramide Nohuch Mul.dsc_1007                              dsc_0994     dsc_1021dsc_0971

Una piramide Maya alta 42 metri che è possibile scalare e dalla cui sommità si gode una vista incredibile… chissà quante altre rovine Maya sono ancora nascoste sotto questa impenetrabile foresta.

Come era facilmente prevedibile abbiamo perso l’autobus del ritorno e grazie ad un taxi diviso con altri turisti siamo “ritornati alla realtà” trascorrendo il pomeriggio al centro di Playa del Carmen nella famosa e turistica Quinta Avenida alla ricerca di souvenir.

Giorno 5: Tulum e Playa Paraiso

La visita alle rovine di Coba ci aveva talmente appassionato che non vedevamo l’ora di buttarci alla scoperta di nuovi siti archeologici. Per questo motivo, non abbiamo perso tempo e, a bordo di un nuovo collectivo, ci siamo immediatamente mossi verso Tulum, il sito forse più famoso e conosciuto del Messico.

Quello che ci ha immediatamente colpito è stato il suo ambiente così diverso da quello di Coba. Le rovine si trovano infatti su un promontorio rodsc_0122ccioso affacciato sul Mar dei Caraibi. La foresta impenetrabile di Coba lasciava il posto a prati verdi molto curati che separavano i vari edifici e alle lussureggianti palme. Il luogo era poi frequentato da tantissimi iguana appollaiate sulle rocce. L’intero sito era poi circondato da una cinta muraria, non comune nel mondo Maya. Le rovine in realtà ci sono sembrate meno maestose ed imponenti di quelle di Coba ma quello che ha fatto la differenza è stato il luogo: bello come un quadro dai colori brillanti: il verde della vegetazione, lo smeraldo del mare e l’azzuro del cielo. “El Castillo”, l’edificio che sorge proprio sul promontorio più alto, è stato senza dubbio il luogo più caratteristico e spettacolare dell’intero sito. Proprio ai suoi piedi era presente una comoda scalinata che portava direttamente sulla spiaggia, un tempo teatro di numerosi scambi commerciali. Non siamo riusciti a resistere alla tentazione di farci un bagno in queste meravigliose acque.

Finalmente rinfrescati e riposati abbiamo ripreso la nostra esplorazione del sito di Tulum e prendendo una strada sterrata ci siamo trovati, senza saperlo, fuori dal complesso Maya e direttamente a Playa Paraiso, una delle più belle spiagge del Messico. Immaginatevi il nostro stupore nel trovarci in una lunghissima spiaggia di sabbia bianca, lambita da mare turchese e da lussureggiante vegetazione.

Abbiamo trascodsc_0201_01rso il resto del pomeriggio in questa bellissima spiaggia. Approfittando della presenza di una barchetta di un centro diving locale abbiamo raggiunto e nuotato nella barriera corallina messicana. Quello che però ha reso quell’avventura unica è stata la vista del sito di Tulum dal mare, così come sarebbe dovuto apparire ai mercanti nell’antichità.

Giorno 6: Chichen Itza, Valladolid, Ik Kil

Dopo una prima parte di vacanza all’insegna del “fai da te” era giunto il momento di andare più in dsc_0342_01profondità nella scoperta del Messico avventurandoci verso luoghi più lontani e più difficili da raggiungere. Per questo motivo, approfittando della presenza di diverse agenzia turistiche fuori dal nostro resort, abbiamo deciso di rivolgerci a loro per visitare il cuore dello Yucatan. La nostra prima tappa è stata la città di Valladolid, splendida città coloniale e snodo cruciale verso i principali siti archeologici e turistici del centro dello Yucatan. Il centro della città era caratterizzato da pittoresche stradine piene di negozi e locali di ogni genere, il tutto impreziosito dai bellissimi palazzi dipinti con i tradizionali colori messicani.

Il famosissimo sito Maya di Chichen Itza è stata la successiva tappa della nostra avventura.

Sarebbe qdsc_0413_01uasi superfluo raccontare la magnificenza del luogo e l’atmosfera magica e antica che si respirava, basti ricordare che stiamo parlando di una delle sette meraviglie del mondo. Il sito archeologico appariva veramente enorme e le rovine in un ottimo stato di conservazione. Alcune di esse ci hanno letteralmente lasciato senza fiato come: il tempio dei guerrieri, il complesso Las Monja, El Caracol e il Campo di Pelota ma, anche in questo caso la regina indiscussa della scena è stata un’altra piramide: il tempio di Kukulkan con i suoi 25 metri di altezza. A differenza di quella di Coba qui non è stato possibile salire sulla piramide e ci si siamo dovuti accontentare di vederla e fotografarla dal basso. All’interno del sito c’era anche un mercatino locale che, pur facendo perdere al luogo una parte della sua autenticità, ci ha permesso di comprare dei bellissimi oggetti di artigianato locale.

La nostra escursione terminava nel famosissimo Cenote Ik Kil. Nel mezzo della foresta ci è magicamente apparso questo gigantesco buco nel terreno da dove era possibile ammirare, a 30 metri di profondità, un piccolo lago perfettamente rotondo con un’acqua di un intenso colore blu. Come molti altri turisti presenti mi sono immerso in quelle profonde e scurissime acque ricavandone un’ indescrivibile emozione frutto del contrasto tra i raggi solari e la lucentezza della vegetazione sopra la mia testa e l’assoluta oscurità dell’acqua che mi circondava.

Giorno 7: Puerto Morelos e Cancun

Dopo gli ultimi giorni trascorsi tra rovine Maya, città coloniali e meraviglie della natura era il caso di tornare ad assaporare il relax e la bellezza della costa messicana. Questa volta abbiamo deciso di muoverci verso nord esplorando il tratto di costa che da Playa del Carmen saliva fino a Cancun.

A metà strada tra Playa e Cancun abbiamo “stoppato” il collectivos all’altezza del piccolo villaggio di pescatori di Puerto Morelos. La prima parte della nostra avventura ha avuto luogo proprio qui. Non si trattava di una località particolarmente famosa o rinomata ma decisamente autentica e tranquilla e proprio queste caratteristiche ci hanno spinto a visitarla. La nostra Lonely Planet l’aveva inoltre segnalato come un ottimo luogo per fare snorkeling vista la vicinanza al bordo della barriera corallina. DSC_0595_01La segnalazione si rivelò corretta vista la bellezza del fondale e la numerosità di pesci e tartarughe incontrate. Non solo il fondale ma la stessa spiaggia si è fatta apprezzare per la sua bellezza e naturalezza. Imperdibili sono stati il suo famoso faro “inclinato” che ha resistito a fatica a due uragani… portandone evidenti i segni e il suo pontile dove pescatori locali sbarcavano il pescato del giorno destinato ai piccoli ristorantini locali. Proprio uno di questi, El Merkadito, ci ha visto protagonisti di un eccellente pranzo messicano.

La nostra avventura è poi proseguita verso Cancun raggiunta grazie all’ennesimo collectivo. Qui la pace e la tranquillità di Puerto Morelos hanno immediatamente lasciato il posto al traffico, al rumore e alla confusione. Cancun ci è parsa un’appendice degli Stati Uniti e per un attimo ci è sembrato di essere tornati all’inizio della vacanza durante l’imprevista visita a Miami. Questa volta però la sosta in spiaggia è stata accompagnata da un bellissimo bagno sDSC_0867_01ulla famosa zona Hotelera, chiamata così per i numerosissimi alberghi a ridosso della spiaggia. Il mare piuttosto mosso non permetteva di dedicarsi allo snorkeling ma i colore dell’acqua erano davvero accecanti. Da qui abbiamo poi visitato la zona archeologica El Rey per poi spostarci nella zona della movida dove spiccava il famoso Coco Bongo ammirato solamente da fuori. La modernità e vivacità  di Cancun non era riuscita a conquistarci, ai nostri occhi è infatti apparsa poco autentica e troppo turistica.

Giorno 8: Playa del Carmen

Dopo aver trascorso una settimana ammirando le bellezze naturali dello Yucatan rimanendo conquistati dalla sua storia millenaria e dalla sua cultura era giunto il momento di riposarci un po’ trascorrendo una giornata all’insegna del relax. Dopo tutto il nostro resort ci offriva tutto quello di cui avevamo bisogno per recuperare le forze prima di affrontare l’ultima avventura in terra messicana.

Giorno 9: Isla Mujeres e Isla Contoy

Approfittando dell’ottimo servizio ricevuto in occasione dell’escursione a Chichen Itza ci siamo rivolti alla stessa agenzia locale per organizzare la seconda escursione della nostra vacanza. Questa volta l’abbiamo dedicata integralmente al mare e alla natura. La nostra meta erano infatti due famose isole: Isla Contoy e Isla Mujeres. Dopo aver raggiunto Cancun a bordo di minivan, messici a disposizione dall’agenzia, ci siamo imbarcati, insieme ad altri turisti, su una graziosa nave guidata da un simpaticissimo equipaggio.

Dopo 40 minuti di navigazione eccoci arrivati alla prima sosta: lo snorkeling nella barriera corallina messicana, una delle più lunghe e famose del mondo. Il luogo scelto era piuttosto frequentato da altre imbarcazioni così l’acqua risultava piena di turisti che indossavano dei coloratissimi salvagenti e cercavano di seguire ognuno la propria guida. In mezzo a tutta questa moltitudine io e Eleonora, insieme al nostro gruppo, ci siano immersi in quel magnifico mare cercando di ammirare tutte le bellezze sottomarine. Avendo visto altre barriere coralline non siamo rimasti particolarmente impressionati da questo snorkelling, ma visto il tempo e il caldo è stata un’ottima occasione per fare un bel bagno.

L’escursione è poi proseguita nella paradisiaca Isla Contoy, una riserva naturale completamente disabitata ad eccezione di alcuni biologi. Abbiamo trascorso diverse ore sull’isola prima nella sua magnifica spiaggia di sabbia bianca e mare cristallino per poi addentrarci nel suo interno visitando una bellissima laguna abitata da mangrovie e da diverse tipologie di uccelli per poi salire sulla parte più alta dell’isola da dove abbiamo ammirato la sua splendida natura selvaggia e incontaminata.

Con molto dispiacere abbiamo poi lasciato quel paradiso per raggiungere la tappa finale della giornata: Isla Mujeres. Ci siamo trovati in un’isola completamente diversa dalla precedente, caratterizzata da molta vivacità, da case e locali molto vivi e colorati e da una generale aria di festività. Avendo a disposizione solo un’ora non abbiamo potuto godere a pieno di tutto quello che l’isola aveva da offrirci limitandoci a visitare le vie principali e la spiaggia attigua al porto di sbarco. Siamo quindi ripartiti alla volta di Cancun con un po’ di rammarico per aver lasciato un’isola che avrebbe avuto sicuramente molto da offrirci.

GIORNO 10: Ritorno a casa

Questo itinerario dello Yucatan ci ha lasciati letteralmente senza fiato. Abbiamo visitato meraviglie naturali e storiche stupende trascorrendo dei momenti indimenticabili. Non è stato facile affrontare il viaggio di ritorno a causa dell’inevitabile tristezza che ci ha accompagnato fino a casa… ci mancherai Yucatan…

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