Io e Eleonora abbiamo da sempre avuto un debole per le tartarughe marine. A distanza di tanti anni ancora ricordo l’emozione provata la prima volta che mi sono imbattuto in questi meravigliosi esseri. In quell’occasione eravamo proprio dall’altra parte del mondo: ad Akumal nello Yucatan (qui puoi leggere questa fantastica avventura) e dopo quell’incontro, del tutto casuale, abbiamo sempre cercato di rivivere la magia di quei momenti.
Sapevamo che in quest’isola, considerata una sorta di paradiso terrestre, avremmo avuto buone possibilità di vedere, fotografare e nuotare insieme alle nostre amate tartarughe. La parte finale della vacanza, quella dedicata al relax sulla costa orientale, era quella su cui riponevamo le maggiori aspettative. Ed invece appena al secondo giorno di vacanza eravamo già riusciti ad incontrarle.
Avevamo trascorso l’intera mattinata a Galle e stavamo giusto per proseguire il viaggio verso Mirissa. Lungo la strada, mentre eravamo intenti ad ammirare il paesaggio tropicale, reso ancora più suggestivo da una pioggerellina tipica del mese di luglio nella costa meridionale, la nostra attenzione è stata catturata da un cartello: Turtle Farm & Hatchery. Ricordavo di aver letto sulla Lonely Planet la presenza di questi luoghi dediti alla cura e al recupero delle tartarughe e visto che ora uno di questi ricoveri si trovava proprio di fronte a noi abbiamo immediatamente deciso di visitarlo.
Dopo aver pagato il biglietto di ingresso 2 dipendenti del centro ci hanno mostrato l’intera struttura spiegandoci in che modo ci si prendeva cura delle tartarughe. Abbiamo inoltre avuto la possibilità di vedere e prendere in mano “gli ospiti” che in quel momento erano “ricoverati” nella struttura. Molte di questi esemplari erano adulti e… anche piuttosto pesanti e nuotavano in grandi vasche. E’ stato veramente triste vedere che alcune di loro fossero ferite, in alcuni casi anche in modo tanto grave da non poter più tornare in mare.
L’altra grande attività che viene svolta in questi centri è quella di recuperare le uova delle tartarughe e custodirle all’interno della farm sotterrandole nella sabbia fino al momento della schiusa. Il tutto per evitare che le uova vengano mangiate, non solo da animali, ma dall’uomo stesso… qui purtroppo è una tradizione antichissima mangiare uova di tartaruga.
La parte finale della visita è stata di sicuro quella più emozionante e che non dimenticheremo mai.
C’è stata data la possibilità (anche in questo caso a pagamento) di “dare la libertà” a 2 piccolissime tartarughe. La farm si trova infatti proprio a ridosso di una lunghissima e desertissima spiaggia e proprio lì abbiamo assistito a questo miracolo della natura. Abbiamo preso nelle nostre mani questi piccoli esserini e li abbiamo depositati a pochi decine di metri dall’oceano. Dopo alcuni interminabili momenti di comprensibile esitazione ecco che le abbiamo viste partire decise verso quella che sarebbe stato il loro habitat naturale. Le prime onde sembravano letteralmente spazzarle via ma pia pian sono riuscite ad avere la meglio sulla corrente iniziando il loro percorso di vita.
La sensazione che abbiamo avuto visitando questo centro, oltre alla consapevolezza del male che l’essere umano è talvolta in grado di fare, è il forte impegno volto a salvaguardare un animale che rischia di scomparire dalla faccia della terra. Tutte le tartarughe ricoverate sembravano in ottime condizioni e trattati benissimo. Non sono onestamente in grado di dire se dietro alla liberazione delle piccole tartarughe ci siano delle speculazioni o se sia una “trappola per turisti” volta a guadagnare soldi facili. Ci piace però pensare che con la nostra visita abbiamo, nel nostro piccolo, contribuito a cercare di salvare le nostra amate tartarughe.